Il 26 Giugno 2013, la corte suprema degli Stati Uniti ha
dichiarato incostituzionale la legge federale Doma (Defense of Marriage Act) e
ha riconosciuto alle coppie omosessuali gli stessi diritti delle coppie
eterosessuali.
Tutto questo è avvenuto a pochi giorni da una data molto
importante.
Per chi non lo sapesse, a New York, nella notte tra il
27 e il 28 giugno del 1969, la polizia decise di fare irruzione in un bar gay,
lo Stonewall Inn, scatenando una vera e propria sommossa, che passò alla storia
come ‘la rivolta di Stonewall’ (o moti di Stonewall).
Questo episodio viene generalmente considerato, da un punto
di vista simbolico, la nascita del movimento di liberazione gay in tutto il
mondo, in quanto fu la prima rivolta degli omosessuali contro la polizia, in
difesa dei propri diritti.
Così, il 28 Giugno è stato scelto dal
movimento LGBT come "Giornata Mondiale dell'Orgoglio LGBT".
In occasione di questa importante giornata, credo sia
doveroso fermarsi a parlare della situazione che invece vivono le persone
omosessuali, io in primis, in Italia.
Inutile dire che la differenza con gli States è quasi
abissale.
Ogni giorno sentiamo parlare di bullismo o ragazzi
discriminati già dalle scuole medie e che, purtroppo molto spesso, ricorrono a
dei gesti estremi perché non trovano tranquillità o non sono abbastanza forti
per ribellarsi a tutto ciò.
Anche quando frequentavo io le scuole si assisteva a degli
atti di bullismo tra compagni, e non nego che delle volte è capitato anche a me
di esser preso di mira.
Ero quasi sempre circondato da ragazzine, mentre la maggior
parte dei miei coetanei maschi mi considerava e mi faceva sentire già ‘diverso’.
Chiariamo, non credo che sin da così piccoli si possa capire
di esser omosessuale, ma il preferire la compagnia di amicizie femminili, o la
passione per la moda piuttosto che per il calcio, ha fatto si, nel mio caso,
che qualcuno se ne accorgesse prima di me.
Credo sia però opportuno sottolineare che non è corretto generalizzare,
come molti fanno, cadendo in luoghi comuni: ci sono ragazzi omosessuali che non
provano la ben che minima attrazione per la moda o i vestiti o la danza e via
dicendo.
Questo proprio perché essere gay non è uno stereotipo che ti
calza a pennello, come un bel completo griffato, e ti plasma facendoti
interessare necessariamente a determinate cose anziché delle altre.
Sei tu, che
lo modelli in base al tuo carattere e alla tua personalità, come ogni altra
sfaccettatura del proprio essere. Molti ragazzi o uomini gay, per dire, giocano a calcio, guardano
le partite e bevono birra con i propri amici, proprio come tutti gli altri, ma
semplicemente si innamorano di qualcuno del loro stesso sesso.
Per quanto riguarda me, credo che sia stato più o meno alle
scuole superiori che ho capito che provavo interesse per i ragazzi e non per le
ragazze, ma ricordo che pensavo fosse qualcosa di sbagliato, ‘sporco’, che
presto o tardi sarebbe passato. E penso che la maggior parte di noi abbia
provato, inizialmente, tutto questo, purtroppo.
Spesso proprio in famiglia o negli ambienti in cui cresciamo
veniamo abituati a credere che sia una cosa sbagliata, da tenere per sé, da
nascondere. Ed è proprio lì che si concentra, a mio parere, il problema. Perché
proprio queste figure importanti nel momento della crescita (genitori, maestre,
catechisti) dovrebbero quanto più possibile abituare i bambini a non
considerare l’omosessualità un problema, una diversità da accettare o meno, ma
qualcosa di assolutamente naturale e normale, come la preferenza di un
ragazzino per la matematica piuttosto che per la storia o per il gusto nocciola
anziché il
pistacchio.
Proprio riguardo i familiari, le madri, forse perché ci portano in grembo per mesi prima di darci alla luce, in genere, lo
capiscono sempre, anche senza averne la certezza, ma molto spesso non dicono assolutamente nulla perché è più facile far finta di niente. I padri, invece,
almeno per i ragazzi, credo siano il tasto dolente.
Tutte le solite tiritere sul portare avanti il nome della
famiglia, sfornare nipotini ecc ecc ecc.
In realtà, non entrando nel discorso matrimoni e adozioni
perché si farebbe notte, ci sono molte coppie eterosessuali che preferiscono
per esempio convivere, piuttosto che sposarsi, o non avere bambini. Ma nessuno
vieta loro di ripensarci o tanto meno gli punta un dito contro.
Insomma, molto spesso è un ritratto penoso quello che
vediamo intorno a noi, anche perché bisogna ammetterlo, non è semplice passare
gran parte della vita a dover dare spiegazioni su quello che si è o su quello
che si prova nel profondo del proprio essere.
Tutto questo, purtroppo, finisce per segnarci.
Parlando di me, ad esempio, mi ha certamente portato ad
avere il carattere che ad oggi ho, a non dare troppa importanza al giudizio
della gente e a camminare a testa alta perché sono quel che sono e non devo
scusarmi o giustificarmi né con Dio né con il resto del mondo…
Ma mi chiedo..ne è valsa la pena? Non avrei potuto formare
il mio carattere come ogni altra persona su questo pianeta e godermi l’infanzia
e l’adolescenza, senza alzare muri con la gente già dalla tenera età? E se
fosse stato così, ora sarei la persona fredda e distaccata che sono?
Non potrò mai avere una risposta certa. Penso, però, che molta della gente che si azzarda ad
additarci o a giudicarci, dovrebbe in primis fare un esame di coscienza e
badare alla propria vita.
E’ facile giocarsi la carta ‘religione cattolica’ quando fa
comodo o quando si vuole protestare contro i matrimoni o le adozioni
omosessuali, ma dov’è la vostra fede, il vostro credo, quando siete sui sedili
posteriori di una macchina a perdere la verginità con una persona che non farà
parte della vostra vita per più di qualche mese, o se vi va bene, qualche anno?
Dov’è il vostro Dio e i suoi comandamenti quando imprecate o quando non
porgete l’altra guancia o quando la domenica mattina preferite oziare nel letto
perché la sera prima vi siete divertiti in discoteca tra fiumi di alcool e
droghe? Odio i falsi moralisti.
Potrei passare ore ed ore a dire cosa penso di voi, dei
vostri giudizi, delle vostre critiche, e di quanto penso siate vili a
nascondervi dietro false certezze, solo perché credete che qualsiasi cosa vada
contro il vostro pensiero, sia necessariamente sbagliata.
Non si parla di gusto nel vestire, di scegliere
un’automobile o una motocicletta.
Non si tratta affatto di scelte o tanto meno malattie (solo
a pensare che nel 2013 ci sia qualcuno che definisce l’omosessualità una
malattia mi fa desiderare di tornare ad essere una scimmia, nella preistoria!).
Semplicemente, come c’è chi nasce biondo, chi nasce moro, chi nasce alto, chi
nasce basso..c’è chi nasce gay. Il fatto di capirlo magari col senno di poi,
non è perché si fa una scelta. Forse l’unica vera scelta che si fa è quella di
togliersi una maschera, di scegliere la vita, la propria vita, e decidere di
viverla pienamente, senza freni dovuti ad una società malata e retrograda.
Pensateci, se vostro figlio fosse gay, vorreste che passasse
la maggior parte della sua vita ad aver paura o a disprezzare e non accettare
se stesso? Vorreste che passasse la ricreazione in classe perché dei ragazzini
lo aspettano alla fine del corridoio per schernirlo? Accettereste che vostro
figlio abbia paura di andare in giro per i vicoli di una grande città perché
magari qualcuno potrebbe pestarlo sol perché ha una borsa o stringe la mano al
suo compagno?
Secondo me no. Altrimenti, non meritereste di esser
genitori..
Qualora steste pensando che questi sono casi particolari ed
isolati, informatevi di più, e non solo tramite i soliti TG che preferiscono parlare
del tatuaggio nascosto di una show girl o dell’amore finito di un attore
famoso.
Non pretendo e non è mia intenzione che questo post vi
faccia sentire in colpa o provare pena verso le persone omosessuali, ma solo
che iniziaste a dare importanza a tutto questo, a comprendere piuttosto che
disprezzare, a non sottovalutare l’argomento solo perché non vi interessa in
prima persona.
Perché fuori dalle vostre case, proprio intorno a voi, delle
persone continuano a sentirsi inferiori, sbagliate, a temere il mondo esterno e
vivere nella menzogna, mentre dovrebbero solo vivere felici. Come tutti.
Spesso si crede che l'intenzione sia quella di passare per martiri, ma lungi da me il voler esser etichettato come ‘vittima’ o ‘povero gay’, in quanto sono contrario, da sempre, ad ogni forma di vittimismo.
Non siamo delle vittime, siamo solo delle persone normali che vogliono esser trattate come tali.
Magari queste parole non saranno servite assolutamente a
nulla, ma chi lo sa, qualcuno un giorno potrebbe leggere tutto questo e decidere di
sorridere ai prossimi ragazzi o ragazze che incontrerà per strada mano nella
mano.
SIATE ORGOGLIOSI DI CHI SIETE, DI QUELLO CHE PROVATE, DI CHI
AMATE.
NON SOLO OGGI, MA SEMPRE.